A pochi giorni dall’inizio dei lavori nell’area ex-Diatto Snia, abbiamo deciso per la terza volta di occuparla per denunciare le mire speculative che stanno dietro la presunta riqualificazione urbana della zona.
La precedente occupazione che aveva ospitato il II mercatino delle autoproduzioni agricole ed il dibattito sul futuro della città, è stata l’occasione per la nascita di un Comitato di Quartiere, il Comitato “Snia-Rischiosa”, che ha mosso una serie di critiche sul progetto sia dal punto di vista ambientale sia da quello inerente l’effettiva utilità nell’economia del quartiere.
Non ci sono garanzie per quanto riguarda la tutela della salute nella fase di avvio dei lavori: gli scavi previsti vanno ad incidere su terreni che per anni sono stati inquinati dalla presenza di materiale plastico e metalmeccanico; nonostante le interpellanze presentate alle istituzioni competenti, ad oggi non si sono ottenute risposte.
Inoltre sono sotto gli occhi di tutti le pesanti criticità ed implicazioni che questo progetto ha sul quartiere; San Paolo non necessità di un nuovo parcheggio, vista la vicinanza di quello di corso Racconigi, il parcheggio sotterraneo meno utilizzato nella città. Una nuova galleria commerciale è superflua ad un isolato dal mercato rionale (il secondo per estensione di Torino) e da due dal mercato coperto.
Le 5 occupazioni abitative della zona testimoniano l’abbondanza di alloggi vuoti nel quartiere e nella città. Che senso ha fare allora le ennesime palazzine di pregio?
La questione abitativa va affrontata dal punto di vista degli sfratti, di cui Torino è la capitale nazionale non promuovendo operazioni immobiliari e speculative che nulla hanno a che fare con le reali esigenze della città.
Molte di queste criticità furono già sollevate dal Consiglio della III Circoscrizione nel momento in cui visionò il progetto ma per non disturbare le operazioni economiche e speculative che le ultime giunte di centro-sinistra hanno portato avanti a braccetto con Intesa Sanpaolo e Prelios (Pirelli-Re), approvarono all’unanimità il progetto che non condividevano fino in fondo.
Per tutto ciò pensiamo sia giusto e doveroso provare e porre un freno al tentativo di svendita di patrimonio pubblico per realizzare opere inutili su cui guadagnano i soliti poteri forti della città.
Siamo convinti che l’ex area Diatto debba mantenere la sua dimensione pubblica. Chiediamo che il quartiere venga coinvolto in maniera reale nella destinazione d’uso degli edifici visto che la possibilità, aperta alla cittadinanza, di muovere obiezioni fu programmata solo nel mese di agosto e solo per 10 giorni, quando evidentemente gli abitanti della zona non potevano essere informati.
Una occupazione che quindi rivendica la necessità nei quartiere di spazi destinati ad un uso pubblico e collettivo contro i loschi affari di banchieri e palazzinari.
A FASSINO SONO CARI
SOLO BANCHE E PALAZZINARI
GIU’ LE MANI DA SAN PAOLO