…e alla fine spuntò Passoni…

Quando quasi un anno fa lanciammo la campagna I love Gabrio lo facemmo sulla base di pochi punti ben chiari: bonifica del Centro Sociale dall’amianto e continuità delle attività e della vita del Gabrio. Una posizione che conciliava il rispetto della salute pubblica con il rispetto di quasi 19 anni di occupazione. Una posizione che, da subito, ricercava il confronto: con i frequentatori del Centro, con il quartiere San Paolo-Cenisia, con la città. E anche con quelle istituzioni che pretendono di rappresentarci, non per il piacere della cosa in sé ma per coerenza in un percorso che cercava di coinvolgere tutti gli attori in campo, compreso il Comune formalmente proprietario dello stabile di via Revello. Stabile che, ricordiamo, lasciato all’incuria ha assunto nuova vita nel corso di questi 19 anni grazie alle/agli occupanti.
Abituati come siamo ad agire alla luce del sole, per noi la dimensione di qualsiasi confronto, con qualsiasi interlocutore non può che essere pubblica. Non abbiamo ambivalenze da nascondere e non ci vergogniamo delle nostre parole. Il nostro agire in questi anni ne è la dimostrazione.
Ora, per un periodo il Comune di Torino, tramite l’assessore competente Passoni ha parlato di noi (non con noi) rispondendo ad interpellanze presentate dai razzisti della Lega e con dichiarazioni a mezzo stampa, auspicando conciliazioni di sorta per la risoluzione del “problema” Gabrio. Poi, per mesi più niente. Nel frattempo veniva sottratta alla città, con un intervento militare in grande stile, l’area ex-Diatto, per consegnarla agli speculatori tanto cari al sindaco Fassino. Il CSA Murazzi, storico punto di aggregazione in riva al Po, veniva messo sotto sequestro, probabilmente, anche qui, per pseudo interventi di rivalutazione. Insomma, l’inizio dell’estate ha visto una escalation di azioni volte a mettere in silenzio voci critiche della gestione affaristica che ormai guida questa città.

In questo quadro, sicuramente non idilliaco, ecco che l’assessore Passoni chiede di incontrare gli/le occupanti del Gabrio. Combinazione? Sarà, certo che la tempistica è quanto mai sospetta…
Sia come sia, e non esattamente entusiasti ma coerenti con le nostre affermazioni, accettiamo la cosa ma ad una condizione che da sempre abbiamo dichiarato: qualsiasi confronto con il Comune sul Gabrio deve essere pubblico perché il centro sociale è un luogo pubblico frequentato da migliaia di persone ogni anno, e perché la questione della bonifica, e del futuro dell’area, riguarda tutto il quartiere. Lo dicevamo, lo ribadiamo. Ci si risponde che l’incontro invece deve essere privato, con al massimo una dichiarazione stampa finale. A noi questi giochetti non piacciono, queste mosse da politicanti le lasciamo volentieri in quei luoghi come il Comune dove il sotterfugio, la doppiezza è di casa. Dove pubblicamente si ci schiera con i più deboli e poi si permette che la gente finisca in mezzo a una strada. Luoghi che a parole preservano il bene pubblico salvo poi regalare la città alle banche. Luoghi dove l’ambiguità è cifra costituente.
È quindi la risposta a Passoni non può essere che una: se vuoi incontrarci lo devi fare pubblicamente. Perché ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Noi da sempre, non ci sottraiamo e spesso paghiamo in prima persona la nostra coerenza.
Se il Comune ha intenzione di bonificare via Revello, ci dica, a noi e al quartiere come e quando, in maniera precisa e puntuale. Dica esattamente come vuole agire sugli edifici e su tutta l’area. Perché, noi che amiamo il nostro quartiere, non vogliamo più vedere scene come quelle della demolizione della ex-Diatto, demolizione fatta in spregio di qualsiasi norma di sicurezza e di salute pubblica.
Se il Comune ha intenzione di sgomberare il Gabrio lo dica chiaramente senza sotterfugi di sorta, prendendosi la responsabilità del proprio agire.
Se ha delle proposte le comunichi, con la consapevolezza che non intendiamo snaturare il nostro essere soggetto politico con percorsi, associativi o simili, che non ci appartengono e non interessano.
Ma che sia chiaro a tutt*, se si porrà la questione Gabrio sul piano dell’ordine pubblico, ognuna delle parti in causa si prenderà la responsabilità del proprio agire.
E se qualcuno pensa che 19 anni di storia conflittuale e sociale di questa città possano essere cancellati con ruspe e camionette ha fatto male i propri conti. Ma proprio male.
Per il resto, caro Passoni, quando troverai il coraggio delle tua azioni (a dire il vero virtù rara tra i politicanti) noi siamo in via Revello. Le modalità le conosci.

Che fretta c’era…

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…e siamo arrivati a primavera…

In questi mesi abbiamo continuato le nostre attività, le nostre lotte; abbiamo mantenuto la nostra coerenza sia nei conflitti sia nella socialità che proponiamo. Ci siamo attivati per denunciare e bloccare le speculazione dei soliti noti, banche e palazzinari, nel nostro quartiere. Ci siamo mossi per trovare soluzioni concrete a chi ha problemi con la casa, con l’accesso al diritto alla salute. Siamo stati nei picchetti, nelle occupazioni abitative e dei rifugiati politici, nei cortei di denuncia e di memoria. Vitali e concreti.

Eppure non ci siamo dimenticati che il Gabrio è sotto minaccia di sgombero da parte del comune di Torino.

500000 euro. Da questa cifra, i soldi che sarebbero stati stanziati per la bonifica (abbattimento) del Gabrio, siamo partiti per denunciare la campagna della giunta Fassino nei nostri confronti. Con la scusa dell’amianto si è cercato di far tacere la nostra voce. Qualcuno ci dava già per morti. I razzisti della Lega avevano addirittura scritto un volantino nel quale si vantavano di avere ottenuto lo sgombero del Centro. Beh noi siamo ancora qui, mentre loro si sono distinti nel furto sistematico dei soldi pubblici oltre che per la loro inutilità sociale…

Sembrava tutto imminente, ottobre, dicembre 2012, febbraio 2013 queste, tra le tante, le date per farci sparire. Poi nulla, finite le interpellanze in consiglio comunale. Finiti gli articoli sui giornali. Questa città è tornata a svendere servizi sociali, noi siamo tornati ad essere solo un problema di ordine pubblico. E l’amianto non è sparito

Già, il Gabrio è pieno di amianto. Ma gli unici interventi a tutela della salute del quartiere sono stati fatti dalle occupanti e dagli occupanti. Solo da noi. Perché noi non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità. Perché vogliamo bene al nostro Borgo ed intendiamo preservarlo.

E per questo, turandoci più parti del corpo, abbiamo chiesto un confronto pubblico con l’assessore Passoni. Confronto che partiva da 2 pregiudiziali insindacabili, mantenimento della vita politica e sociale del Gabrio e smaltimento dall’amianto. Nessuna risposta. Alla faccia della salute pubblica.

Magari i politicanti vari se la sono presa perché abbiamo contribuito a mettere in discussione la speculazione alla ex-Diatto. Magari anche il Gabrio era parte di questa speculazione, da sacrificare per far contento qualche affarista o qualche politicante cialtrone leghista o destrorso. O Forse erano troppo occupati a mangiarsi i soldi di tutti noi facendosi rimborsare giochini e vacanze. Non lo sappiamo. Non ci interessa.

Il dato politico è uno soltanto: noi ci siamo messi in gioco per amore del nostro quartiere e continueremo a farlo alla faccia delle cosiddette istituzioni.

La campagna I love Gabrio continua e saprà mantenere vigile l’attenzione sulle sorti del Centro Sociale. Siamo forti delle migliaia di firme raccolte a nostro sostegno, della partecipazione attiva alle nostre iniziative, del calore, vicinanza e complicità che abbiamo sentito in questo periodo. Atti di forza nei confronti del nostro Centro dovranno scontrarsi con questa realtà.

Da Fassino, Passoni, dal PD cittadino amico delle banche, non ci aspettiamo niente. E non vogliamo niente. Abituati a prendere in mano le nostre vite, troveremo le soluzioni più adatte perché il Gabrio, a quasi 19 anni dalla sua occupazione, continui ad essere voce critica, solidale e conflittuale di questa città.

Le occupanti e gli occupanti del CSOA Gabrio

Passoni, C’è posta per te! Lettera aperta dal CSOA Gabrio

logo-campagna-webIn seguito alle ultime dichiarazioni rilasciate dall’ assessore Passoni rispetto alla vicenda relativa alla sgombero del Centro Sociale Gabrio, in cui affermava di voler intraprendere un dialogo con le/gli occupant* onde evitare “conseguenze facilmente immaginibili”, abbiamo creduto opportuno indirizzare una lettera aperta a giornali e media cittadini invitando il Comune di Torino ad assumere pubblicamente posizione sulla questione dell’amianto al Gabrio e sulla demolizione degli edifici di Via Revello 3 e 5. Riteniamo sia doveroso chiarire una volta per tutte se la volontà di “trattativa” (questo il termine usato da Passoni) con il centro sociale sia reale o diversamente solo utile a riempire di inchiostro le colonne dei giornali.

Di seguito la lettera aperta dalle occupanti e dagli occupanti del Gabrio

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Sfogliando i giornali nei giorni scorsi, abbiamo letto alcune dichiarazioni che ci riguardano come occupanti del CSOA Gabrio, il Centro Sociale di via Revello, da 18 anni in zona San Paolo.

Sappiamo da molto tempo che il Comune intende riprendere possesso dello stabile per far partire una bonifica dall’amianto che prevede lo smantellamento degli edifici. Ciò significa lo sgombero del Gabrio.Nelle dichiarazioni, l’Assessore Passoni afferma di essere interessato a parlare con gli/le occupant* del Centro per valutare l’apertura di un confronto.

Chiariamo subito che, ad oggi, nessuno dall’assessorato ha provato a contattarci. Gennaio sta finendo e secondo Passoni Continua a leggere

Passoni, cambia disco!

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Ed ecco puntuale come, una influenza stagionale, arriva l’ennesima dichiarazione a mezzo stampa dell’assessore Passoni sul Gabrio.

Ed ecco puntuale l’ennesimo cambio di data: entro febbraio partirà la gara di appalto per via Revello.

Per quella data il Comune dovrà tornare in possesso degli immobili e quindi, per quella data, lo sgombero dovrà essere eseguito.

E come un disco ormai rotto e da buttare, ecco l’ennesima dichiarazione per l’apertura di un “dialogo” con gli /le occuppant* per definire un uscita concordata dal Centro.
Chiariamo subito, l’assessore ha più volte affermato di volerci parlare ma ad oggi, nessuno, né lui né qualcuno del suo giro, ha pensato di farlo. Come dire, dialogante sulla carta ma poi alla prova dei fatti…Cosa pensa di fare, una telefonata il giorno prima dello sgombero?
Insomma siamo alle solite prese di posizioni vuote e burocratiche fatte più per ammantarsi di una immagine conciliante che per affrontare realmente i problemi.
Noi non facciamo che prendere atto dell’ennesima data riguardante lo sgombero, febbraio. Per il resto cambia poco sia in termini di strategie sia in termini di agire concreto.
Stiano pure certi che un eventuale sgombero ci troverà determinati Continua a leggere

Blocchiamo le speculazioni…Riprendiamoci il quartiere! Ex-Diatto Occupata!

734667_322335437871822_399524076_nA pochi giorni dall’inizio dei lavori nell’area ex-Diatto Snia, abbiamo deciso per la terza volta di occuparla per denunciare le mire speculative che stanno dietro la presunta riqualificazione urbana della zona.

La precedente occupazione che aveva ospitato il II mercatino delle autoproduzioni agricole ed il dibattito sul futuro della città, è stata l’occasione per la nascita di un Comitato di Quartiere, il Comitato “Snia-Rischiosa”, che ha mosso una serie di critiche sul progetto sia dal punto di vista ambientale sia da quello inerente l’effettiva utilità nell’economia del quartiere.

Non ci sono garanzie per quanto riguarda la tutela della salute nella fase di avvio dei lavori: gli scavi previsti vanno ad incidere su terreni che per anni sono stati inquinati dalla presenza di materiale plastico e metalmeccanico; nonostante le interpellanze presentate alle istituzioni competenti, ad oggi non si sono ottenute risposte.

Inoltre sono sotto gli occhi di tutti le pesanti criticità ed implicazioni che questo progetto ha sul quartiere; San Paolo non necessità di un nuovo parcheggio, vista la vicinanza di quello di corso Racconigi, il parcheggio sotterraneo meno utilizzato nella città. Una nuova galleria commerciale è superflua ad un isolato dal mercato rionale (il secondo per estensione di Torino) e da due dal mercato coperto.

Le 5 occupazioni abitative della zona testimoniano l’abbondanza di alloggi vuoti nel quartiere e nella città. Che senso ha fare allora le ennesime palazzine di pregio?

La questione abitativa va affrontata dal punto di vista degli sfratti, di cui Torino è la capitale nazionale non promuovendo operazioni immobiliari e speculative che nulla hanno a che fare con le reali esigenze della città.

Molte di queste criticità furono già sollevate dal Consiglio della III Circoscrizione nel momento in cui visionò il progetto ma per non disturbare le operazioni economiche e speculative che le ultime giunte di centro-sinistra hanno portato avanti a braccetto con Intesa Sanpaolo e Prelios (Pirelli-Re) Continua a leggere

Non finisce qui, ancora non è finita: In strada, nelle piazze “I Love Gabrio”.

550096_4830287479953_1846227548_nEstate 2012. In maniera del tutto casuale si viene a conoscenza che il Comune ha stanziato 500.000 euro per la “bonifica degli stabili in via Revello 3 e 5”. Quegli indirizzi, da 18 anni, ospitano il CSOA Gabrio, il Centro Sociale di Zona San Paolo.

La bonifica è necessaria per rimuovere l’amianto, la bonifica in questa situazione e con quel finanziamento significa l’abbattimento degli immobili. Significa, evidentemente, lo sgombero del Gabrio.

Gli/le occupant* hanno provato più volte negli anni ad interrogare le istituzioni sul problema amianto, senza ottenere alcuna risposta sensata. Gli/le occupant* sono intervenuti per limitare il disperdersi delle polveri pericolose con lavori sui tetti degli stabili, preoccupati, loro sì, della salute di chi frequenta il Centro e di chi abita nella zona. Ma ecco che ora il Comune si sveglia e si accorge che la salute dei cittadini è in pericolo. Come se la città non fosse piena di manufatti in amianto, altrettanto se non più pericolosi. Come se il Comune, che fa poco o niente per risolvere la questione delle polveri sottili legata all’inquinamento atmosferico, fosse realmente interessato alla salute dei cittadini.

Ecco, con queste premesse e con un probabile sgombero sulla testa, gli/le occupant* del Gabrio decidono di muoversi, di far conoscere la situazione, di porre fortemente all’attenzione di tutt* la loro posizione.

Nasce la campagna I love Gabrio

LA CAMPAGNA

La questione è principalmente politica. Con questa convinzione a settembre 2012 viene lanciata la campagna I love Gabrio. Amianto per nessuno Gabrio per tutt*,. Siamo infatti certi che dietro le “nobili” (e tardive) motivazioni del Comune per intervenire in via Revello vi sia principalmente la volontà di far tacere una voce scomoda del panorama politico torinese. Probabilmente non par vero a Fassino e al suo assessore Passoni che finalmente vi sia la possibilità di eliminare il Gabrio con una motivazione sostanzialmente inattaccabile. Tutto ciò ci appare paradossale. Per questo decidiamo di denunciare pubblicamente l’atteggiamento omertoso del Comune nei nostri confronti smascherando tutte le sue lacune. Questo è lo spirito con il quale viene lanciata la campagna, che chiede sì la bonifica e il rispetto per il diritto alla salute (e ci mancherebbe, siamo i primi interessati e gli unici che hanno fatto qualcosa) ma chiede anche che vengano preservate la vita e le innumerevoli attività del Centro, vita ed attività che lo hanno reso elemento riconosciuto e consolidato nello scenario torinese.

Per settimane, il sabato, viene allestito un punto informativo presso il mercato di corso Racconigi con lo scopo di informare la popolazione del quartiere sulla situazione e di pubblicizzare maggiormente le attività del Centro. Con performance, spettacoli e volantini si cerca di districare la nebbia che il Comune vorrebbe che aleggiasse sulla questione.

Parte una raccolta firme perché si preservi la storia del Centro: in poco tempo ne vengono raccolte migliaia, da quelle degli artisti che ne hanno solcato il palco a quelle di semplici fruitori del bar del Gabrio. Un risultato che non giunge inaspettato perché siamo certi di essere un elemento ormai significativo della città.

Poi, ancora, passaggi sui network di movimento, comunicati ed appelli che viaggiano nell’etere e sui siti ad aggiornare con precisione l’evolversi della situazione. Adesivi che riempiono il quartiere e manifesti.

E poi la strada, il nostro elemento base, il territorio Continua a leggere

18 Novembre: storie di resistenze contadine e cittadine

18 novembre, in una cornice particolare si è svolta la II° fiera delle autoproduzioni. Infatti è stata riconsegnata al borgo (per ora solo per un giorno…) l’area ex-Diatto che il Comune vorrebbe regalare a banche ed affaristi per l’ennesima colata di cemento ai danni di chi vive il quartiere.

La giornata è stata partecipata e ricca: di produttori e produttrici, di amic*, di famiglie, di persone del quartiere San Paolo e non, che hanno attraversato, chi per qualche minuto e chi per qualche ora, uno spazio nuovo, destinato ad essere cancellato da interessi economici forti.

Persone che hanno anche solo curiosato tra i vari banchetti di formaggi o verdure, miele o dolci, o che magari volevano solo vedere più da vicino questo enorme complesso edilizio.

Uomini, donne e bambin* riuniti negli spazi della ex-Diatto sotto una tettoia, perfetta per creare l’immaginario e la realtà di un mercato e che in questa sua seconda edizione ha mostrato il crescente intessere per la creazione di un legame tra città e campagna all’insegna della qualità dei prodotti e in una ottica di salvaguardia degli antichi saperi contadini contro le logiche di sfruttamento ed appiattimento che il commercio capitalista rappresenta.

Durante la giornata c’è stato anche il tempo per radunarci e discutere di speculazioni, affari e dinamiche di “riqualificazione” del territorio della nostra città e della nostra zona. Molte persone si sono fermate a discutere con Maurizio Pagliassotti (autore di “Chi comanda a Torino”) delle prospettive (o meglio dell’assenza di buone prospettive) che ci consegnano una dozzina d’anni di governo della città concertato tra le giunte che si sono succedute e i poteri forti cittadini. Abbiamo spiegato come Centro Sociale la nostra posizione sulla questione amianto/sgombero del Gabrio, e ospitato con piacere i contributi della Verdi 15 relativi alla lotta per l’abitare degli universitari e delle universitarie e del Laboratorio Off Topic di Milano: un ulteriore testimonianza di resistenza alle speculazioni immobiliari del capoluogo lombardo lanciato verso l’EXPO, un grande evento che per certi aspetti richiama alla mente l’ubriacatura olimpica nella nostra città.

L’area ex-Diatto è stata restituita ad un suo utilizzo pubblico e utilizzata per un’iniziativa che mette in discussione le prassi consolidate di un mercato alimentare volto solo all’interesse economico e che agiscono contro gli sprechi che il consumismo e il capitalismo imperante creano e che noi tutti e tutte paghiamo nel prezzo di merci scadenti. Dove la rincorsa è al ribasso e mai alla qualità, non solo del prodotto ultimo (e già ci sembra importante dato che lo mangiamo) ma anche rispetto alla terra, alle persone e agli animali; giornate come ieri insegnano come la qualità e il prezzo di un prodotto dipendono dallo sfruttamento del lavoro, dai passaggi di una filiera che è sempre troppo lunga, dalla salvaguardia dell’ambiente e dall’accesso all’acqua e alla terra.

Gli uomini e le donne che si sono ritrovati per la prima volta anche a Torino a chiacchierare sui temi di certificazione partecipata, resistenze contadine contro leggi che tutelano solo le grandi aziende amiche del capitale, sono una realtà viva e frizzante, in crescita, e questo dimostrano una voglia concreta di cambiamento.

In questo senso, diamo alle istanze del “fare rete” un significato di resistenza: da parte dei contadini e dei produttori come forma di aiuto reciproco, di scambio di saperi volti a migliorare le tecniche di produzione per andare oltre i dettami che le certificazioni biologiche e le normative promuovono; da parte nostra, come consumatori e consumatrici, il fare rete assume un significato di rivendicazione rispetto al cibo che mangiamo, dimostrando quanto apprezziamo cibi genuini ad un giusto prezzo che tenga conto del lavoro vivo, della passione, del rispetto per la terra.

La riunione svoltasi ieri tra i produttori, prima dell’inizio del mercato, è stata all’insegna dell’informalità, per conoscersi e mettere le basi per un percorso più strutturato che vedrà nelle prossime edizioni la partecipazione sempre più consapevole di consumatori e produttori, perché solo insieme si possono cambiare le logiche di compra-vendita accorciandone i passaggi e i costi (economici ma anche ambientali).

Questa è una politica dell’economia dal basso per permettere di vivere attuando un altro modo di lavorare la terra. Vendere e comprare certi prodotti è una scelta politica e noi auspichiamo che possa trasformarsi in una logica di scambio e di recupero: di saperi e di merci.

La partecipazione a questa esperienza non è solo un momento di scambio economico, ma soprattutto l’adesione ad un progetto politico; la presenza di Food Not Bombs ha voluto ribadire questo concetto fondamentale nel regalare il cibo recuperato e destinato al macero dal mercato di corso Racconigi.

Inutile dirlo, ieri alla fine di questa II fiera delle autoproduzioni non c’erano cassette piene di verdure mezze marce abbandonate, non sono stati lasciati cumuli di immondizia, il mondo contadino ci ha anche insegnato anche questo:

Utilizziamo risorse abbondanti come il tempo, la creatività ed il lavoro umano e risparmiamo quelle preziose come l’acqua, l’aria, l’energia e la Terra. Cerchiamo di vendere i nostri prodotti nel territorio che ci circonda aggiungendo così il valore della cultura locale.”
(dal manifesto nazionale di Genuino Clandestino Italia).

Mercatini genuini e possibilità di decidere dei nostri territori, questo proponiamo dopo la giornata di domenica. Rilanciare iniziative come quella di Genuino Clandestino in uno spazio che si vorrebbe sfruttare non è un caso perché la qualità della vita passa da buoni cibi e da spazi vivibili, dalla consapevolezza che possiamo e dobbiamo essere protagonisti delle nostre vite e che nessuno può decidere impunemente sulle nostre teste.

Ci vedremo ancora alla ex-Diatto…

Ci vediamo alla terza edizione del mercatino…

 

Tutto giù per terra!

Continuiamo con la nostra contro-inchiesta informativa sulle vicende legate allo sgombero del Centro Sociale Gabrio.

Qualche giorno fa l’interpellanza del leghista Ricca sulla presenza di amianto negli edifici di via Revello 3/5 sulla quale l’Ass.Passoni ha confermato l’intenzione del comune di “liberare l’area in questione” al fine di procedere con una bonifica e, mascherando (molto male) la decisione del Comune di Torino di procedere con uno sgombero coatto del Gabrio.

Ieri, lunedì 15 Ottobre, è stato invece pubblicato sul sito del comune un nuovo documento in cui viene ufficializzato l’approvazione del progetto definitivo “Manutenzione edifici Via Revello 3 e 5 Bonifica e Demolizione”.

Ebbene si! Viene per la prima volta confermato pubblicamente cosa il Comune di Torino intende per “bonifica”. La distruzione (abbattimento) del Gabrio non prima chiaramente dell’assegnazione dei lavori e della riappropriazione dell’area al fine di rientrare in ” (…) possesso dell’aera in questione, ad oggi ancora occupata (…)”. Un triste linguaggio tecnico che ancora una volta mal cela la decisione del Comune di procedere con uno sgombero, ci viene da pensare evidentemente da farsi con metodi manu militari.

Un Assessore, una giunta che non si assume le responsabilità politiche delle sue scelte chiaro sintomo di quel cambiamento di campo di cui dicevamo qui. Se dalla “stanza dei bottoni” continua , da una parte a mancare chiarezza e dall’altra continua a velocizzarsi l’attuazione del piano per la distruzione del Gabrio, noi continuiamo per la nostra strada, alziamo il tiro rilanciando il Corteo di Sabato per le vie del nostro quartiere contro i loschi piani di una classe politica quantomai incosistente e fallimentare che vorrebbe sancire la nostra fine. Si sbagliano. E di molto.

Video spot!

 

Prima di sgomberarci sgomberatevi il cervello!

Rispetto alle dichiarazioni dell’ass. Passoni circa la volontà della giunta comunale di sgomberare il Centro Sociale Gabrio, rilanciamo il video della seduta del consiglio comunale dello scorso Lunedì, 1 Ottobre 2012. Nel video si può notare la risposta di Passoni rispetto l’interpellanza presentata dal leghista Ricca sulla presenza di amianto negli edifici di via Revello 3/5.

Passoni in primis conferma la presenza dell’amianto e successivamente dichiara che “per procedere con la bonifica bisogna liberare gli immobili”. Un triste e mal riuscito tentativo di nascondere ancora una volta la testa sotto la sabbia rispetto alla decisione del Comune di Torino di procedere con uno sgombero coatto del Gabrio Continua a leggere

La paura ha già cambiato di campo.

Rispondendo ad una interpellanza della Lega sulla presenza della Microclinica Fatih nei locali del Csoa Gabrio (ancora con ‘sta storia, si vede che si leccano ancora le ferite di qualche tempo fa in piazza Castello…) l’assessore Passoni, a nome evidentemente della giunta Fassino, ha dichiarato in consiglio comunale che il Gabrio verrà a breve sgomberato per permettere la rimozione dall’amianto.
Sai che notizia! Gli/le occupanti del Gabrio sono da mesi a conoscenza delle intenzioni del Comune, hanno già visionato i documenti tecnici e i piani di inizio lavori (gennaio 2013), conoscono i responsabili degli iter burocratici e la spesa prevista.
Hanno infatti lanciato la campagna I Love Gabrio ormai da più di 10 giorni per informare sulle intenzioni della giunta.
Detto in altri termini, per le compagne e i compagni del Gabrio cambia poco. Se non il fatto che finalmente c’è un cappello politico per tutta l’operazione. Questo è il dato da sottolineare.
Il sindaco Fassino, quello della svendita dei servizi sociali, avalla una operazione che è principalmente politica Continua a leggere