La paura ha già cambiato di campo.

Rispondendo ad una interpellanza della Lega sulla presenza della Microclinica Fatih nei locali del Csoa Gabrio (ancora con ‘sta storia, si vede che si leccano ancora le ferite di qualche tempo fa in piazza Castello…) l’assessore Passoni, a nome evidentemente della giunta Fassino, ha dichiarato in consiglio comunale che il Gabrio verrà a breve sgomberato per permettere la rimozione dall’amianto.
Sai che notizia! Gli/le occupanti del Gabrio sono da mesi a conoscenza delle intenzioni del Comune, hanno già visionato i documenti tecnici e i piani di inizio lavori (gennaio 2013), conoscono i responsabili degli iter burocratici e la spesa prevista.
Hanno infatti lanciato la campagna I Love Gabrio ormai da più di 10 giorni per informare sulle intenzioni della giunta.
Detto in altri termini, per le compagne e i compagni del Gabrio cambia poco. Se non il fatto che finalmente c’è un cappello politico per tutta l’operazione. Questo è il dato da sottolineare.
Il sindaco Fassino, quello della svendita dei servizi sociali, avalla una operazione che è principalmente politica e che poco ha a che fare con altre motivazioni
Pensano così di prendere due piccioni con una fava, anzi, uno sgombero: farsi paladini della salute pubblica e chiudere la bocca ad un soggetto critico in città.
Detto per inciso, gli unici interventi per contrastare la presenza dell’amianto, in 18 anni, gli hanno fatti i frequentatori e le frequentatrici del Centro. Alla faccia della salute che vuole promuovere la giunta!
Perché sappiamo benissimo che della salute pubblica se ne infischiano bellamente (di amianto è piena la città, la salute dei cittadini torinesi viene compromessa tutti i giorni dalle polveri sottili ma il Comune su ciò tace), come sappiamo benissimo che in zona san paolo, a un isolato, è prevista una nuova speculazione edilizia su edifici e terreni del comune, a cui la presenza del gabrio rovinerebbe il panorama e in cui guadagnerebbero sempre i soliti, palazzinari e banche.
Si saranno fatti i loro calcoli. Ne prendiamo atto.
Ma anche noi abbiamo fatto i nostri. Pensano veramente di potere concludere in maniera semplice un’esperienza conflittuale lunga 18 anni? Pensano veramente che si possa rinunciare ad un luogo di socialità, di politica non conciliata come il nostro? Che il quartiere possa vedere spazzati via gli sportelli di assistenza, la microclinica, la palestra, la sala registrazione, il salone che si riempie ogni volta che c’è un concerto, la libreria e l’archivio, l’infoshock, l’orto, la ciclofficina?
Lo pensano veramente? Se è così, sappiano che non sarà possibile assistere ad una commedia con un (per lor signori) lieto fine.
Siamo forti della solidarietà che centinaia di persone ci hanno dato in questi giorni. Siamo forti della consapevolezza della bontà del nostro agire politico in questi anni. Siamo forti della comunità che abbiamo creato in 18 anni di occupazione. Siamo forti delle nostre idee.
Siamo certi che avremo al nostro fianco tutti quelli che ci hanno conosciuto nel tempo. Siamo certi che appoggeranno tutte le iniziative che metteremo in campo nelle prossime settimane.
Per noi la paura ha già cambiato di campo. Che si sappia.